Il ruolo, gli obiettivi e le attività giornaliere dell’Innovation Manager di una grande azienda che si occupa di gas industriali e medicinali.
Quello dell’Innovation Manager è una funzione relativamente recente ed in continua evoluzione. Per questo darne una definizione completa è complesso. Diversi manager inoltre, proveniendo da background diversi, possono interpretare il ruolo in modo leggermente diverso.
Oggi vorremmo iniziare a fare chiarezza.
Quale è esattamente il ruolo in azienda di un Innovation Manager? Quali sono i suoi obiettivi? Quali sono le attività “day by day”?
Lo abbiamo chiesto a Fabrizio Salvucci, Innovation Manager di Sapio.
Ciao Fabrizio! Raccontaci del tuo percorso all’interno del Gruppo SAPIO.
“Lavoro in SAPIO da due anni e mezzo e mi occupo di innovazione all’interno dell’organizzazione da più di un anno.
Il mio ruolo è quello di direttore commerciale della Business Unit Health Care, ruolo che ho mantenuto e affiancato a quello di innovation manager.
L’amministratore delegato mi ha parlato della sua volontà di creare questa figura per tutto il gruppo, di modo che potesse coordinare l’intero processo di innovazione.
Un anno fa questa figura non esisteva nel gruppo SAPIO, sono io che la sto implementando”.
Ti senti a tuo agio a immergerti nel mondo dell’innovazione? Qual è la tua esperienza in questo ambito?
“Occuparmi di innovazione è come entrare in un mondo quasi nuovo, siccome prima lavoravo in una grande compagnia multinazionale e la parte di innovazione era inglobata nella unit di ricerca e sviluppo, gestita direttamente dall’international; io, in quanto country manager dovevo customizzare il processo di innovazione nel mio paese.
Ora in SAPIO ho il compito di creare un processo di innovazione e di ingaggiare le persone ex novo, lanciando qualcosa di disruptive rispetto a prima.”
Qual è la tua giornata tipo?
“La giornata tipo dell’innovation manager in SAPIO è finalizzata a strutturare i percorsi per poter portare il concetto di innovazione nell’azienda; prima di parlare di lancio di prodotti ad alto contenuto innovativo, ritengo che sia cruciale diffondere una cultura innovativa.”
Qual è il tuo compito come innovation manager?
“Io ho il compito di trovare soluzioni, anche con l’appoggio di partner esterni, per riuscire a trasmettere a tutti gli appartenenti a SAPIO il messaggio che ogni dipendente dovrebbe pensare almeno cinque minuti al giorno a questi temi, rafforzando la convinzione di essere anch’egli un innovatore. Può pensare che anche lui o lei può innovare”.
Come state raggiungendo questo obiettivo?
“Stiamo studiando esempi sulla scorta del Sapiothon (l’hackathon aziendale che si è tenuto nel 2018, ndr) per far sentire tutti i dipendenti protagonisti e dare loro l’ambizione di proporre idee per innovare in azienda.”
Lo state facendo in modo strutturato?
“Sì, stiamo lavorando su due concetti: i grandi eventi, come l’hackathon, con cadenza ogni 2 anni, e la “workshop contamination”, cioè l’adozione di piattaforme web tipo Workplace in cui entriamo in contatto con tutti i membri SAPIO e parliamo almeno 60 minuti al mese di innovazione. Io li considero momenti per far capire ai nostri dipendenti che SAPIO vuole innovare costantemente”.
E qual è la reazione delle persone a queste iniziative?
“Il Sapiothon è stato oltre le aspettative: abbiamo creato delle community dedicate alle persone del Sapiothon dentro Workplace e tutti sono stati entusiasti di portare avanti il percorso; tengo molto in considerazione le richieste dei colleghi, e le considero dei kpi (Key Performance Indicator, ndr) per dire “siamo sulla strada giusta”.”
A tal proposito, il management si è dato criteri condivisi?
A livello di innovazione, il management utilizza vari kpi.
C’è un kpi classico, che è il numero application pervenute per partecipare all’hackathon, e un kpi “in itinere”, che è l’entusiasmo e passione. Al Sapiothon“la gente ha lavorato in modo ininterrotto e alle 23.30 ancora lavoravano per creare”.
Che iniziative mettete in atto, invece, dal punto di vista dell’innovazione verso l’esterno?
“Abbiamo deciso di rimandare l’impatto esterno a una fase successiva: meglio creare innanzitutto la cultura interna. Quando ci sentiremo pronti (stiamo stilando una roadmap) è nostra intenzione aprirci verso l’esterno.” Ora l’unica parte “esternalizzata” che adottiamo, come azienda, è la comunicazione di ciò che facciamo, che avviene grazie all’utilizzo dei social network: abbiamo pubblicizzato il Sapiothon su LinkedIn e abbiamo postato aggiornamenti sui social.
Quali sono gli aspetti più complessi dell’innovare internamente?
“Dipende dalle Business Unit: il marketing è molto reattivo rispetto a questi temi e si lascia ingaggiare facilmente, mentre ciò non accade con la finanza e l’amministrazione, ad esempio: è più difficile coinvolgerli e vogliamo migliorare sotto questo aspetto.
Cercando di generalizzare, le difficoltà maggiori risiedono nell’ottenere l’engagement di tutti e nel monitorare il proprio operato attraverso i giusti kpi.”
Come cercate di diminuire la distanza tra i reparti rispetto all’innovazione?
“Quello del 2018 è stato l’inizio del percorso; ora stiamo lavorando a questi contamination workshop per parlare costantemente di innovazione. Pensiamo che la divulgazione continua possa portare a una certa penetrazione. Abbiamo anche creato degli ambassador: chi ha partecipato al Sapiothon va in filiale nei vari settori a raccontare la sua esperienza.”
Inoltre, SAPIO non adotta solo una logica “dall’alto verso il basso”, e “Workplace nel fare questo è fondamentale: SAPIO è presente sia in Italia che in Europa, e diventerebbe difficile utilizzando una logica top-down”
WorkPlace dà la possibilità di poter lavorare conservando i materiali sul portale: “abbiamo creato community ad hoc per confrontarci su questo.”
Quali sono i tuoi canali di riferimento, per mantenerti aggiornato in materia di innovazione?
“Seguo dei blog, soprattutto su Medium. Cerco letture di Smile Exponential Organization, libri tipo Lean Startup, Competing against luck: tutte esperienze di chi ha creato quel minimo di cultura letteraria sull’innovazione.”
Come filtri e come scegli che cosa condividere di tutte queste informazioni con cui vieni in contatto?
“Seguo l’attività online di alcune persone, che pubblicano sempre delle cose utili per la mia attività, e uso molto Twitter. Seguo anche i link presenti su molti blog, magari non dedicati esclusivamente all’innovazione, ma che contengono degli spunti interessanti sul mercato e sulla tecnologia.”
Grazie mille Fabrizio, a presto.
Grazie a voi, buona giornata.